Spesso mi viene chiesto cosa succederà domani, quali saranno i nuovi strumenti di comunicazione e come vivranno nelle nostre aziende se entreranno nel nostro team figure nuove con specializzazioni sempre più verticali. 

Beh, oggi, quello che è certo è che i social non possono essere l’unica risposta. In realtà non ho mai pensato neanche per un momento che lo fossero ma c’è stato un frangente – qualche anno fa – dove si pensava che attraverso una pagina aziendale studiata bene e una fotografia curata si potesse creare brand awareness ed engagement in un unico slot. 

Social, media, copy e podcast. Ma chi è il consumatore di oggi?

Sicura che il consumatore oggi è attento, scrupoloso, curioso e fortemente motivato a scegliere i brand più vicini a lui quello che dobbiamo fare è essere fluidi e contemporanei in un mercato che cambia le logiche della comunicazione alla velocità della luce e sicuramente non da spazio a rallentamenti e incertezze.

Avere e crescere collaboratori autonomi, i quali hanno fiducia nel proprio talento e allo stesso tempo Parliamo del fenomeno social, a parer mio in forte crisi per alcuni tipi di aziende. Diciamoci la verità qualsiasi imprenditore ha sperato in una conversione tangibile social —> ordine/vendita ma a meno che tu non sia un negozio o produca/venda prodotti nel settore luxury/jewellery/fashion/beauty e poco altro il risultato è abbastanza light. E allora cosa fare?

La risposta che mi viene più naturale è sempre la stessa, studiare il tuo cliente. Sapere cosa fa, dov’è, cosa ama e cosa odia, quali sono gli strumenti che utilizza e quali sono i temi che lo interessano, perché ci sceglie, in base a quale esigenza e in quale periodo storico ma anche riuscire a creare un meraviglioso match fra le risposte a queste domande e i nuovi strumenti che la comunicazione si appresta a sconvolgere, scoprire e amare. 

Cambiamento dei consumi e nuove prospettive

Siamo nell’era dell’on-demand, siamo nel momento in cui ognuno di noi sceglie cosa, come e quando – possibilmente in formato gratuito e magari anche con stile, tecnica e perfezione. I media devono oggi essere di una qualità mai vista prima e poi il copy curato e mai banale. Perché amiamo sempre di più il bello e perché ci piace appartenere a quella community che ci fa sentire capiti, apprezzati e mai fuori posto e che forse sia anche capace di aumentare la nostra conoscenza, il nostro status e il nostro personal branding.

Quindi, in realtà, la risposta alla domanda del primo paragrafo non esiste, esiste una forte consapevolezza che chi si occupa di comunicazione oggi deve studiare, velocemente ed essere anche capace di leggere fra le righe le richieste di un mercato in continua evoluzione. Come la moda – che ogni tanto torna – la comunicazione oggi dev’essere una risposta performante, crossmediale capace di far interagire tutti gli strumenti più utili non al titolare dell’azienda quanto al target di riferimento, spolverando (se utile) anche gli strumenti di qualche anno fa.

Il podcast: un’esperienza dedicata di emozioni e informazioni

Per ultimo vorrei portare alla luce quel fenomeno che sta spopolando anche nel mondo del business, il podcast, nato nel lontano 2005. Perché funzionano? Perché chi li ascolta vive un’esperienza dedicata, sono facilmente fruibili e oggi un’azienda che sfrutta questo fenomeno si posiziona sicuramente come leader.

Il 42% degli ascoltatori arriva fino in fondo alla trasmissione (percentuale più alta rispetto agli articoli da leggere) e sapete perché? Perché sono semplici, le persone vivono il contenuto di un file audio come una conversazione, piacevole! Il tono di voce, le emozioni trovano espressione in questo nuovo format che è destinato a crescere per completezza di esperienze.

Storytelling: il valore del nuovo marketing passa dalla voce

Il valore del nuovo marketing passa dalla voce, un eccezionale strumento di storytelling capace di far emergere quei brand che amano distinguersi in modo originale. Gucci e Chanel hanno narrato l’arte dietro alle loro creazioni, Microsoft e General Electric hanno ideato una serie di puntate a tema tecnologico. Insomma sempre più brand stanno abbracciando questo nuovo (non più) strumento di comunicazione.

Da una ricerca Nielsen del 2021, sappiamo per certo che gli ascoltatori di podcast in Italia sono cresciuti del 217% tra il 2015 e il 2017, parliamo di circa 2,7 milioni. I contenuti sono pubblicati da professionisti molto diversi fra loro, che hanno l’obiettivo di farsi trovare dal pubblico di riferimento.

3 cose importanti da sapere sui podcast

  • L’ascoltatore medio è nella fascia di età tra i 24 e i 54 anni
  • Funzionano solo i temi specifici
  • Il livello di approfondimento dell’argomento elevatissimo

Per concludere mi sento di condividere una frase che trovo estremamente calzante in questo periodo storico:

Nella comunicazione la cosa più importante è ascoltare ciò che non viene detto.

Peter F. Drucker

Leggi l’intervista: Il meraviglioso mondo di Clarins!

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